Un’analisi approfondita del film di Lee Daniels
Quando si pensa a Lee Daniels, non è difficile immaginare storie potenti che trattano temi come la povertà, il razzismo e le dinamiche familiari complesse. Film come “Precious” è un esempio lampante del suo stile, in cui le emozioni crude e le relazioni difficili sono al centro della narrazione. Con “The Deliverance – La Redenzione”, Daniels tenta di combinare questo approccio drammatico con il genere horror, ispirandosi a una storia vera inquietante: il caso di Latoya Ammons.
Un inizio promettente
All’inizio del film, sembra che Daniels stia creando un dramma familiare intenso, centrato su Ebony, interpretata da Andra Day, una madre single che lotta per mantenere la sua famiglia unita mentre affronta la povertà, l’alcolismo e le dinamiche difficili con sua madre Alberta (interpretata da Glenn Close). Il film prende ispirazione dal vero caso di Latoya Ammons, una donna che ha affermato di aver vissuto eventi paranormali insieme ai suoi figli in una casa di Gary, Indiana. La vicenda reale è già di per sé avvincente e avrebbe potuto essere esplorata attraverso una lente puramente drammatica, senza necessità di elementi horror.
Il film inizia con una scena che cattura subito l’attenzione: Ebony sta cercando di mantenere il controllo della sua vita, nonostante le difficoltà quotidiane. Daniels riesce a far emergere la tensione e il dolore che la protagonista prova, aiutato da un cast che offre interpretazioni convincenti. Andra Day si distingue per la sua presenza scenica intensa, incarnando una donna che è costantemente sul punto di spezzarsi, ma che trova ancora la forza di combattere.
La svolta horror: un esperimento che non funziona
Nonostante l’inizio promettente, il film prende una direzione inaspettata e meno convincente quando introduce elementi di possessione demoniaca. “The Deliverance – La Redenzione” si trasforma così in un film horror, con scene che richiamano i classici del genere come “L’esorcista”. Tuttavia, ciò che funziona in un dramma realistico non sempre si traduce bene in un contesto soprannaturale. Le immagini di bambini che si arrampicano sui muri, corpi che si contorcono in posizioni innaturali e maledizioni pronunciate da voci demoniache sono già state viste numerose volte sul grande schermo e qui non riescono a sorprendere o spaventare davvero lo spettatore.
Daniels, che è noto per affrontare temi difficili con un approccio diretto e senza compromessi, sembra qui perdere di vista l’intensità emotiva che aveva costruito nei primi atti del film. The Deliverance – La Redenzione è più efficace quando si concentra sui “demoni metaforici” che Ebony deve affrontare, come l’alcolismo e la disperazione, piuttosto che sui “demoni letterali” che popolano la seconda parte del film.
La vera storia dietro il film
Uno degli aspetti più intriganti di “The Deliverance – La Redenzione” è che si basa su una storia vera. Nel 2011, Latoya Ammons e la sua famiglia si trasferirono in una casa in Gary, Indiana, dove iniziarono a sperimentare strani fenomeni, tra cui suoni inspiegabili e comportamenti inquietanti dei bambini. Questi eventi culminarono con un esorcismo condotto da un sacerdote cattolico. Il caso di Ammons attirò l’attenzione dei media e suscitò dibattiti sulla veridicità delle sue affermazioni.
Nel film, Daniels e gli sceneggiatori David Coggeshall e Elijah Bynum trasportano la storia nella Pittsburgh operaia e aggiungono elementi drammatici per arricchire la narrazione. Tuttavia, nella trasposizione cinematografica, alcuni cambiamenti sono stati fatti: per esempio, il personaggio di Alberta è diventato bianco, una scelta che Daniels ha spiegato come un modo per esplorare le complessità dell’identità razziale.
Un cast stellare ma sottoutilizzato
Nonostante le ottime performance, il film soffre di una gestione poco equilibrata del cast. Glenn Close, nel ruolo di Alberta, offre una performance vivace e sopra le righe, che però appare a tratti fuori luogo nel contesto della narrazione. Mo’Nique, che interpreta l’assistente sociale che indaga sulla famiglia, porta al ruolo una stanchezza del mondo che aggiunge profondità al personaggio, ma anche lei è limitata da una sceneggiatura che non le permette di esprimere appieno le sue capacità.
Aunjanue Ellis-Taylor, nel ruolo dell’apostola che potrebbe salvare la famiglia, introduce l’elemento soprannaturale nella trama, ma è proprio qui che il film inizia a perdere il suo mordente. Mentre il personaggio di Ellis-Taylor è cruciale per la svolta horror del film, il passaggio da un dramma realistico a un film di genere non avviene in modo fluido e convincente.
Conclusione: un’occasione mancata
“The Deliverance – La Redenzione” aveva il potenziale per essere un film drammatico potente, capace di esplorare temi difficili con profondità e sensibilità. Tuttavia, l’inserimento di elementi horror standardizzati ne indebolisce l’impatto complessivo. Daniels, che ha dimostrato di saper raccontare storie difficili con una mano ferma e uno sguardo acuto, qui sembra non trovare il giusto equilibrio tra i diversi toni del film.
E tu hai visto il film? Cosa ne pensi? Dì la tua nei commenti qui sotto. Io ti lascio al commento finale della recensione.
La Recensione
The Deliverance - La Redenzione
Il film è efficace quando rimane radicato nella realtà, esplorando le lotte quotidiane di Ebony e della sua famiglia. Ma quando si addentra nel territorio del soprannaturale, perde gran parte della sua forza emotiva. Se sei un appassionato di storie di possessione demoniaca, potresti trovare qualcosa di interessante in "The Deliverance - La Redenzione", ma se cerchi un dramma realistico e profondo, questo film potrebbe lasciarti insoddisfatto.
PRO
- Andra Day e Mo'Nique offrono interpretazioni potenti.
- Basato su una storia vera, esplora temi complessi.
- Quando rimane sul dramma, risulta davvero interessante.
CONTRO
- Passaggio poco fluido tra dramma e horror.
- Scene di possessione demoniaca prevedibili e per nulla spaventose.