Mi sono imbattuta in “The Glory” per caso, girovagando su Netflix alla ricerca di qualche nuovo titolo che mi tenesse incollata allo schermo come non mi succedeva da tempo, ma a dirla tutta all’inizio pensavo di lasciarla perdere, perché preferivo incentrarmi su una visione leggera per staccare la mente dalla quotidianità senza angosciarmi o farmi venire il patema d’animo, e “The Glory” non sembrava proprio la più indicata per questo.
Tuttavia ne ho sentito parlare bene praticamente ovunque e ho deciso allora di darle una chance: cavolo, ho fatto dannatamente bene, perché quest’opera mi è piaciuta moltissimo, diventando senza dubbio una delle mie preferite del periodo.
Non che avessi poi tutti i torti, comunque: “The Glory” si presenta sin da subito come una serie non facile.
Protagonista è Moon Dong-eun (interpretata da una bravissima Song Hye-kyo), un’adolescente presa di mira dalla popolare compagna di scuola Park Yeon-jin e dalla sua banda di seguaci, che non perdono occasione per bullizzarla e umiliarla.
Le scene in merito sono davvero forti, in un crescendo di violenze fisiche e psicologiche che colpiscono e fanno male anche a chi le guarda, e fanno arrabbiare soprattutto, perché purtroppo sappiamo che non si tratta soltanto di fantasia, che sì, quelli sono attori ed è tutto finto, ma cose del genere capitano ogni giorno nella vita vera, quella reale, lasciando segni profondi e concreti e rovinando innumerevoli esistenze innocenti.
Da vittima a carnefice
In “The Glory“, tuttavia, quello del bullismo non rappresenta il tema sul quale si basa interamente la serie, bensì costituisce il fulcro attorno cui ruota il vero argomento principale: quello della vendetta.
Il tempo infatti passa rapidamente, Dong-eun cresce, diventa una donna adulta e sicura di sé, pur essendo gravata costantemente dall’odio provato per Yeon-jin e i suoi, che mai è cessato, e neanche diminuito.
Sboccia così nel suo cuore un vero e proprio bisogno di rivalsa, che domina ogni suo giorno e che la porta ad elaborare un “piano perfetto” per riuscire nel suo intento, per impersonare lei stessa i panni della carnefice, svestendosi una volta per tutte di quelli della vittima, indossati per tanto, troppo tempo.
Da qui la serie evolve, e staccarsi dallo schermo diventa alquanto difficile; personalmente mi sono sentita catapultata nel mondo di Dong-eun, come se fossi la silente e invisibile spettatrice della sua vita trascorsa quasi in punta di piedi, ma con una invidiabile risolutezza.
La difficoltà di lasciarsi andare alle emozioni
Uno degli elementi che maggiormente saltano agli occhi del personaggio di Dong-eun è la sua freddezza.
Non ride, non ama gli scherzi né le sorprese, non prova empatia nei confronti delle altre persone, neanche di quelle che le sono più vicino e si prendono cura di lei.
Ma non c’è cattiveria, in questo, no.
C’è solo la paura di aprire il proprio cuore a chi, magari anche involontariamente, potrebbe ferirlo ancora più di quanto già non sia, perché le cicatrici che le sono state inflitte da ragazzina, sulla pelle e nel cuore, sono sbiadite nel corso degli anni eppure sono sempre lì, sempre pronte a ricordarle quanto è facile soffrire.
La figura di Dong-eun, pur mostrandosi distaccata e algida, è in realtà tremendamente umana e fragile, come se fosse sempre sul punto di spezzarsi, e ciò ha generato in me un senso di malinconia difficile da spiegare, che mi ha accompagnata durante il corso di ogni singola puntata.
A ognuno il suo
Uno degli aspetti che ho maggiormente apprezzato di “The Glory” è il suo concentrarsi non soltanto sulla figura della protagonista, in quanto, puntata dopo puntata, ci inoltriamo sempre di più nella vita sia dei nemici, ovvero Yeon-jin e i suoi, ognuno diventato a proprio modo adulto, sia dei comprimari buoni, aiutanti di Dong-eun nell’esecuzione del suo progetto vendicativo.
Non si tratta tuttavia di personaggi dalla vita semplice; tra violenze domestiche, problemi familiari, tossicodipendenza, segreti taciuti, inganni, mancanza di autostima e personalità, ogni volto di “The Glory” ha il suo bel peso da portare addosso e da affrontare.
Ci troviamo dunque di fronte a personaggi dinamici e ben caratterizzati, le cui storie rappresentano delle interessanti sottotrame che si intrecciano e contribuiscono così ad aumentare la suspence che permea l’intera serie.
La giusta vendetta
Il tema principale di “The Glory” è come detto la vendetta di Dong-eun nei confronti dei suoi aguzzini.
Non aspettatevi però scene alla “Kill Bill“: il piano ideato dalla protagonista non ha infatti niente a che fare con lame, uccisioni e torture di ogni tipo, bensì consiste in una complessa e attentamente studiata analisi psicologica dei propri rivali, volta a scandagliare i punti deboli di ognuno per usarli contro di loro.
Il gruppo di Park Yeon-jin, del resto, pur mostrandosi coeso adesso come lo era all’epoca della scuola, è in realtà estremamente fragile, e questo Dong-eun lo sa benissimo; nel corso dei sedici episodi di cui è composta la serie si arriva dunque pian piano a una conclusione in cui nulla è lasciato al caso e neanche scontato, e che altresì dona uno straordinario senso di soddisfazione in chi, come me, si è tanto lasciato coinvolgere dalla storia di Moon Dong-eun.
“The Glory”, conclusioni
La serie “The Glory” si presenta in definitiva come un thriller psicologico interessante, che intrattiene ed emoziona.
Alcuni episodi, soprattutto quelli iniziali, possono apparire un po’ lenti, come se la trama faticasse a partire, e può risultare complicato ricordarsi tutti i nomi che vengono citati e collegarli ai rispettivi volti (a causa anche dei frequenti salti temporali tra passato e presente), ma basta non demordere e continuare con la visione; nel giro di poco tempo la storia migliorerà, diventando sempre più particolare e soprattutto chiara, con colpi di scena e segreti che piano a piano vengono a galla.
Altro punto a favore è l’ottima recitazione dei protagonisti, che mette ben in evidenza il loro cambiamento ed evoluzione nel corso delle puntate; anche la regia è davvero degna di nota, con stacchi perfetti e scene create ad hoc per aumentare il pathos e la tensione, così come la musica che fa da soundtrack, dolce e delicata, eppure in qualche modo triste e sofferente, in linea con l’intera serie.
Guardate quindi “The Glory” se non siete eccessivamente sensibili alle tematiche quali il bullismo e la violenza, e se cercate un’opera televisiva non eccessivamente lunga che catturi, faccia riflettere sulla crudeltà umana e non sia banale.
La Recensione
"The Glory"
Una serie thriller che cattura, fa riflettere ed emoziona.
PRO
- Trama scorrevole con colpi di scena
- Ottima caratterizzazione dei personaggi e recitazione
CONTRO
- Scene forti per chi è sensibile alle tematiche del bullismo
- Iniziale difficoltà a ricordare/riconoscere i personaggi