Un paio di mesi dopo il crollo delle Torri Gemelle, un uomo mauritano dal viso sorridente è stato arrestato dalle autorità statunitensi e portato a Guantanamo Bay. È stato trattenuto lì per 14 anni senza processo, sottoposto alle torture più orribili e gli è stato detto che se non avesse collaborato, anche sua madre sarebbe stata portata al centro di detenzione. È morta prima che fosse liberato nel 2016 e prima che pubblicasse un libro di memorie bestseller sul suo calvario. Il libro puoi trovarlo qui sotto.
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The Mauritanian è una drammatizzazione della sorprendente storia di Mohamedou Ould Slahi, autore del libro. Il film è eccellente, soprattutto grazie a Tahar Rahim, l’attore francese che si è fatto un nome nel film carcerario Il profeta del 2019 (e più recentemente è stato visto nel ruolo del serial killer Charles Sobrahj in The Serpent). Qui interpreta Mohamedou nei panni di un ragazzo carismatico e leggermente scocciato di subire anni di interrogatori. Mohamedou è sospettato, ma non ufficialmente accusato, di aver reclutato terroristi che hanno compiuto gli attentati dell’11 settembre. L’entità del suo coinvolgimento in al Qaeda non viene mai provata o comunque trattata in modo soddisfacente dal film, ma ciò che viene mostrato con sicurezza sono le vergognose barbarie usate dalle autorità americane per estorcergli informazioni varie, in un campo progettato per sfuggire alla giurisdizione legale degli Stati Uniti.
L’ultimo atto di The Mauritanian è probabilmente il più duro e qui i simpatici addetti all’interrogazione di Mohamedou a Guantanamo si arrendono, non essendo arrivati da nessuna parte, e cedono il terreno agli uomini più duri: ragazzi dell’esercito che sanno come strappare segreti dalle persone più riluttanti. Le scene di tortura fanno un nobile lavoro nel comunicare in modo abbastanza spaventoso il trattamento barbaro a cui vengono sottoposti i prigionieri delle autorità statunitensi.
Jodie Foster si esalta nei panni di un’accattivante avvocato per i diritti umani di Albuquerque. Nel film si occupa del caso di Mohamedou, ingaggiando una giovane associata (una brava Shailene Woodley) per aiutarla. Devono battere il rispettato procuratore militare, Stuart Couch (Benedict Cumberbatch), il cui migliore amico è morto negli attacchi dell’11 settembre. Couch, insieme al resto dell’establishment militare, sta cercando delle prove per colpevolizzare Mohamedu – così da condannarlo a morte.
Il film non è particolarmente originale o realizzato in modo creativo ma la struttura funziona. Rahim è brillante nei panni di Mohamedou, una figura enigmatica che appare anche nelle clip reali mentre scorrono i titoli di coda. Anche Foster è in ottima forma nelle vesti di un avvocato ostinato che appare abituato a scagliare frecce all’interno dell’establishment USA. È un film commovente e ci ricorda che non servono strani magheggi per raccontare bene una storia realmente accaduta.
La Recensione
The Mauritanian
Kevin Macdonald non si risparmia mentre descrive le torture a Guantanamo dopo l'11 settembre. L'esperienza di Slahi non è stata unica. Era uno dei centinaia ad affrontare questi orrori, che non sono facili da guardare. Le riprese di Macdonald, l'uso della musica, della luce e del montaggio e la performance viscerale di Rahim riescono a raccontare in modo perfetto la vera storia vissuta da Mohamedou Ould Slahi. Il regista cambia proporzioni e tonalità di colore per stabilire il passato di Slahi, le sue esperienze a Guantanamo e il processo. The Mauritanian vira dalla parte dell'indignazione, concludendosi intorno al 2010, sei anni prima che Slahi fosse finalmente rilasciato. L'intento del film è riassunto in uno frase: "ora qualcuno deve rispondere di questo." Avranno pagato?
PRO
- Storia raccontata bene
- Ottime le performance del cast
- Ottimo uso della fotografia
The Mauritanian è disponibile per l'acquisto
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