Alla regia di The Midnight Sky c’è George Clooney e nel cast ci sono: George Clooney, Felicity Jones, David Oyelowo, Tiffany Boone, Demián Bichir e Kyle Chandler.
In un’intervista di pochi giorni fa, George Clooney ha raccontato la sua esperienza con The Midnight Sky. Ha detto che ha accettato di recitare e dirigere il film per non avere dei rimpianti in futuro.
Il tema del rimpianto ma in ottica familiare viene proprio trattato in The Midnight Sky. E’ il tema centrale del film. Il personaggio di George Clooney aveva deciso di non riconoscere sua figlia tanti anni prima dei fatti della pellicola e questa cosa lo perseguiterà fino alla fine.
Clooney riesce a catturare perfettamente lo stato d’animo del terrore esistenziale ma fatica a vocalizzare abbastanza da dove proviene questo terrore. A volte, sembra persino senza parole. Così fa anche la bambina (Caoilinn Springall) che l’Augustine Lofthouse – nome del personaggio interpretato da Clooney – trova nascosta nel Barbeau Observatory del Circolo Polare Artico, mentre sta dormendo negli armadietti e ruba gli avanzi dalla mensa. Non ha mai niente da dire, ma lo guarda con occhi spalancati e attenti. L’anno è il 2049. Tutte le altre persone sono evacuate, in fuga da una minaccia sconosciuta. Augustine, indebolito da una malattia terminale, ha scelto di restare là.
Si trova bene nella sua routine di isolamento: beve whisky e vaga senza meta per un open space moderno. Ogni tanto si sdraia su un lettino per la terapia di dialisi. Quindi passa ai monitor, che scansiona periodicamente per rintracciare eventuali segni di vita. Clooney sembra scarno e col viso mezzo inghiottito dalla folta barba. Da la sensazione di aver superato il suo tipico stile recitativo che ha plasmato gran parte della sua carriera.
La sceneggiatura di Mark L Smith, che adatta il romanzo di Lily Brooks-Dalton del 2016 Good Morning, Midnight, interrompe inutilmente il silenzio con una serie di flashback, in cui Augustine è interpretato da Ethan Peck (anche se la sua voce si fonde con il caratteristico accento di Clooney). Una donna (Sophie Rundle) sta dietro di lui e, in lacrime, dichiara: “La tua stessa vita sta scivolando via”. Clooney non la considera manco di striscio, non smuove gli occhi dal suo computer: è una parodia sdolcinata del fidanzato negligente e ossessionato dalla carriera.
Questa scena ti aiuterà a capire il nesso della storia.
La tomba vivente di Augustine è sconvolta non solo dalla strana bambina muta che trova nel suo laboratorio, ma anche dalla consapevolezza che un’astronave solitaria, l’Etere, deve ancora tornare dalla sua missione. Deve avvertirli di quello che è successo alla Terra – delle radiazioni, di un’apocalisse inespressa. E così prepara il suo kit per la dialisi e porta con se la bambina. Si dirige verso un’altra torre con un segnale più potente.
Nell’etere vivono quattro astronauti: Sully (Felicity Jones), Gordon Adewole (David Oyelowo), Maya (Tiffany Boone) e Sanchez (Demián Bichir). La gravidanza reale di Jones è stata inserita nella sceneggiatura, quindi la troupe recita come una famiglia, discutendo addirittura sul nome da dare all’ipotetica figlia di Sully. Chissà se poi la chiamerà davvero così…
Ma una volta stabilita la posta in gioco, il film fatica a riempire il resto del suo tempo… ben 118 minuti. Qualsiasi ostacolo presentato dal copione di Smith sembra generico: la frattura del ghiaccio, un campo di asteroidi, un’infida passeggiata spaziale. Ti lascia più che altro tanto tempo da dedicare a una riflessione sulla propria progenie. Il resto di The Midnight Sky è solo aria morta… come le persone divorate dai lupi dei ghiacci.
La Recensione
The Midnight Sky
In quanto a spettacolo cinematografico, "The Midnight Sky" è impressionante. Clooney ha visto e imparato da "2001" ma anche da "Silent Running". L'innovativa produzione di Jim Bissell simula magnificamente un mondo del prossimo futuro. Come narrativa, il film è più un miscuglio. La prima ora, alterna i travagli di Clooney sul nostro pianeta al tetro volo di ritorno della nave. La seconda è più sfilacciata e irrealistica. Ma per il finale del film, Jones e Clooney fanno il possibile per uno scambio di battute davvero strappalacrime.
PRO
- Scenografia
- Finale emozionante
CONTRO
- 118 minuti sono troppi da riempire per questa sceneggiatura
- ... la stessa è un po' un miscuglio di tante cose