La storia e la sceneggiatura di “The Ritual Killer” sono state create da un team di cinque sceneggiatori: Bob Bowersox, Francesco Cinquemani, Luca Giliberto, Jennifer Lemmon e Joe Lemmon. Il regista George Gallo ha poi cercato di trasporre il loro lavoro sul grande schermo in un film che aspira a rievocare i classici thriller polizieschi sui serial killer. Hanno persino inserito un tocco del famoso film “Seven” nel cast, ingaggiando Morgan Freeman in un ruolo secondario. Tuttavia, il film non è scritto abbastanza bene da raggiungere il livello dei classici thriller polizieschi e, a tratti, sembra che la sceneggiatura sia stata assemblata prendendo gli elementi preferiti di ciascuno degli autori da film usciti in passato. Insomma, un’accozzaglia di scene messe un po’ a caso.
Abbiamo il detective sull’orlo del baratro, tormentato da un passato tragico. C’è il capitano della polizia arrabbiato, che non condivide i metodi del protagonista. Il detective si allea con un civile per risolvere il caso. La partecipazione di un detective italiano, che ricorda “Hannibal”. E infine, un serial killer appassionato di occultismo. Nei suoi momenti migliori, “The Ritual Killer” fa vagamente pensare al thriller horror del 1990 “Pentagram – Pentacolo”… ma non ha un budget sufficiente per essere altrettanto interessante.
“The Ritual Killer” può risultare mediocre e poco originale – e si conclude con un finale non all’altezza delle aspettative – ma non è un brutto modo di passare 91 minuti. È abbastanza interessante da catturare l’attenzione dello spettatore, soprattutto una volta superato il primo atto. Gran parte del merito va al cast, che include Morgan Freeman. Quando leggo Morgan all’interno del cast di un film, vedo sempre quella pellicola perché le sue abilità come attore sono indiscutibile. Poi, essendo un fan del genere, non ho potuto che apprezzare il suo coinvolgimento, purtroppo in un ruolo abbastanza marginale. Anche Cole Hauser è bravo nel ruolo del protagonista. Non mi è dispiaciuto il detective Lucas Boyd, un uomo il cui passato viene raccontato con molti flashback che, dopo aver visto il film, non ho ritenuto utili per spiegare la trama o sviluppare il protagonista. Vernon Davis non ha molto da fare nel ruolo del serial killer a cui Boyd da la caccia (niente spoiler qui, non è un giallo), ma è affascinante quando è sullo schermo. Diciamo che forse è stato reso un po’ troppo supereroe in alcuni scontri, dando un tocco di poco realismo all’azione che sicuramente non ho gradito. Tra gli altri membri del cast vale la pena menzionare Peter Stormare, solitamente fantastico in qualsiasi film, ma in questo caso fuori posto nel ruolo del capitano della polizia, e Giuseppe Zeno, nel ruolo del detective italiano che parla spesso in inglese, ma sarebbe stato meglio sentirlo parlare italiano con sottotitoli. Diciamo che ho trovato utopico sentir parlare tutti i poliziotti con un inglese super fluente 😀 comunque le scene ambientate a Roma e l’inseguimento nella famosa strada che porta a Castel Sant’Angelo ti fanno capire perché l’Italia è una delle mete preferite dai turisti e anche da chi sceglie le location per un determinato film.
A mio avviso questo film aveva tanto potenziale che non è stato sfruttato a dovere. L’assassino è uno stregone africano (ecco perché si coinvolge un professore di studi africani) che crede di diventare un guerriero uccidendo giovani vittime e prelevando parti del loro corpo. Ora è un assassino su commissione, che sacrifica persone per arricchire e aumentare il potere dei suoi facoltosi clienti. Gallo e i suoi sceneggiatori non hanno avuto paura di osare con un’idea cupa e inquietante. Alcune delle vittime del killer sono piuttosto giovani. Tuttavia, la realizzazione del concetto è carente. Ad esempio, prima presentano un killer invincibile che dimostra le sue abilità sovrumane in un paio di scene di combattimento, per poi non concludere il film con una battaglia finale spettacolare… È una delusione.
Freeman non viene impiegato per molto tempo sullo schermo, ma si esibisce bene nelle poche scene a sua disposizione, che sono più di quanto ci si potrebbe aspettare, ma meno di quanto si spererebbe. In una scena particolare, Freeman ha l’opportunità di recitare con quello che potrebbe essere il meno convincente attore con cui abbia mai lavorato nella sua carriera… Ma è davvero Hauser a portare il film sulle sue spalle, interpretando un personaggio che a volte potrebbe non piacere molto, ma di cui abbiamo bisogno per fermare l’assassino.
Per concludere la recensione di “The Ritual Killer”… Se stai cercando un thriller perfetto sui serial killer, puoi tranquillamente evitare questo film. Ma se non ti dispiace guardare qualcosa che avrebbe potuto tranquillamente riempire gli scaffali di un videonoleggio 25 anni fa, allora questo film fa al caso tuo. Comunque non l’ho trovato di cattivo gusto, 90 minuti abbastanza accettabili.
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La Recensione
The Ritual Killer
Nonostante "The Ritual Killer" non raggiunga le vette dei grandi classici del genere thriller, personalmente ho trovato il film abbastanza intrigante da tenere alta l'attenzione per la sua durata. La presenza di Morgan Freeman e la buona interpretazione di Cole Hauser sono sicuramente due buoni punti di forza. Sebbene la trama abbia delle lacune e il finale sia un po' deludente, il film si rivela comunque un passatempo interessante per una serata di relax a casa.
PRO
- Interpretazioni convincenti di Morgan Freeman e Cole Hauser
- Atmosfera intrigante che cattura l'attenzione
CONTRO
- Trama con lacune e finale deludente
- La poca originalità e la mancanza di un budget adeguato non hanno sicuramente aiutato il film