Tratto dal manga omonimo scritto e disegnato da Nakaba Suzuki, “The seven deadly sins” è un anime prodotto da A-1 pictures e diretto da Tensai Okamura, diviso in cinque stagioni e disponibile su Netflix doppiato interamente in italiano.
La storia ruota attorno alla figura di sette cavalieri, ritenuti i più forti e valorosi dell’intera Britannia ed ognuno rappresentante un peccato capitale come punizione per un efferrato crimine commesso in passato. Proprio in seguito a tale sanguinoso evento, i sette peccati capitali vennero sconfitti dai Cavalieri sacri, guardie del regno, i quali però, dieci anni dopo, presero con la forza il controllo della Britannia, catturando il re.
La principessa Elizabeth, per aiutare il padre e salvare il proprio paese, parte dunque per un viaggio volto a reclutare nuovamente i sette peccati capitali, gli unici in grado di sconfiggere una volta per tutti i tirannici Cavalieri sacri.
“The seven deadly sins” è un cammino lungo il quale per molto tempo ho atteso di inoltrarmi, perché quando mi apprestavo a scegliere un nuovo anime da guardare ce n’era sempre uno che a priori consideravo più adatto a me, o un anime più consigliato, od ancora un anime che sentivo essere più importante e necessario da vedere in quel momento.
Più più più.
Eppure, adesso che ho visto – e finito – “The seven deadly sins“, penso che quell’anime più adatto a me, più consigliato e più importante e necessario da vedere, negli ultimi tempi, fosse proprio questo.
Una storia bella, a mio parere, e direi anche particolare, con momenti intensi ed altri comici e un po’ infantili ma non in modo eccessivo ed eccessivamente stupido, con tanti personaggi che mi sono rimasti nel cuore (soprattutto la mia amatissima Diane), ognuno ben caratterizzato.
Del resto questo è uno dei pregi di “The seven deadly sins“: il fatto di essere una storia corale, dove chiunque costituisce un tassello fondamentale e prezioso di un puzzle più grande che si forma pian piano, con giusti tempi narrativi ed adeguati colpi di scena.
Una storia d’amore anche, o meglio, tante storie di un Amore con la A maiuscola, di quello vero e sempiterno, che resiste alla distanza, al tempo, allo spazio, persino alla morte, e che palpita e scalpita come un neonato pieno di vita, nonostante tutto e nonostante tutti, inframmezzato da un altrettanto devastantemente intenso sentimento d’amicizia, che si traduce ineluttabilmente in più occasioni in spirito di sacrificio, senza però alcun inutile pietismo.
Tutto accade veloce, poi. I protagonisti sono già forti di loro, quindi nessun percorso di crescita al fine di diventare più potenti e maggiormente consapevoli delle proprie capacità, nessun allenamento infinito in simil stile “Naruto” e “One Piece”, nonostante alcune somiglianze con tali anime ci siano (in particolare il concetto di “fiamme nere” che bruciano tutto ciò che incontrano e continuano ad ardere finché l’oggetto colpito non è ridotto in cenere, che mi hanno ricordato le medesime fiamme nere di Itachi Uchiha in “Naruto”, e il torneo di Vaizel, che ho trovato molto simile a quello di Dressrosa in “One Piece”).
Ma in “The Seven deadly sins” di momenti morti ce ne sono davvero pochi, e quei pochi credo siano doverosi al fine di far prendere un respiro tra una concitata battaglia e l’altra; niente logorroiche ripetizioni, comunque, niente scontri infiniti e sempre uguali, niente pause narrative eccessivamente lunghe, noiose e pesanti, aventi l’unico scopo, come di dice, di “allungare il brodo”.
Trovo poi che le animazioni non siano affatto male, nonostante spesso abbia sentito molti sostenere il contrario, ed il mio medesimo parere positivo è anche quello che concerne la colonna sonora (composta da Hiroyuki Sawano) e le sigle, molte delle quali ascolto ancora ora con estremo piacere.
E quindi Addio, sette peccati capitali: è il titolo del quattordicesimo episodio della quinta e ultima stagione di “The seven deadly sins“, ed è ciò che ho dovuto fare io ieri sera, quando ho terminato la serie; passo dopo passo, avventura dopo avventura, personaggio nuovo dopo personaggio nuovo, eccomi qui, al capolinea, tra un sorriso e una lacrima.
Un anime che mi ha dato e lasciato tanto, questo, e che altresì mi ha ricordato quei valori che nella vita non si devono mai dimenticare, per quanto magari possano sembrare triti e ritriti soprattutto in opere di tale genere: la lealtà, la fratellanza, l’amicizia, l’amore, la famiglia, l’onore e il rispetto.
Addio, sette peccati capitali.
Grazie di avermi accompagnato nelle terre della Britannia, e di esser entrati di diritto sempiternemente nel mio cuore, anche se un po’ me l’avete spezzato (soprattutto tu, leone dell’orgoglio).
Consigliato? Sì, tantissimo.
La Recensione
The seven deadly sins (anime)
Un anime di genere fantasy-avventura con personaggi bellissimi, tante battaglie e pochi momenti morti.
PRO
- Storia corale
- Personaggi ben caratterizzati
- Pochi momenti morti/ripetitivi
- Bella colonna sonora
- Tanta avventura all'interno di un'ambientazione simil medievale
- Numerosi colpi di scena
CONTRO
- Alcune scene un po' infantili
- Alcuni eventi un po' scontati
A mio parere è un passatempo discreto per i diversi motivi indicati nella recensione ma sono parzialmente d’accordo sui colpi di scena; andando avanti nella serie, ho percepito invece molta scontatezza, linearità, semplicità e facilità nella “risoluzione dei problemi” che a mio giudizio ne hanno abbassato la qualità.