The Underground Railroad è finalmente arrivata. È disponibile a partire dal 14 maggio su Amazon Prime Video! La serie, sviluppata e diretta dal regista Barry Jenkins, si prepara a conquistare il cuore dei telespettatori. Siete pronti ad appassionarvi a questa nuova storia avvincente e dolorosa?
La serie è l’adattamento televisivo del romanzo di Colson Whitehead La ferrovia sotterranea, vincitore del premio Pulitzer nel 2017. Ad adattare la storia per il piccolo schermo è stato Barry Jenkins, regista che con pochi film al suo attivo (Moonlight e Se la strada potesse parlare, anche questo tratto da un libro, If Beale Street Could Talk) è stato in grado non solo di vincere ben tre premi Oscar, ma anche, e soprattutto, di diventare uno degli intellettuali più influenti e ascoltati d’America, e non solo tra gli afroamericani.
The Underground Railroad di Barry Jenkins è sicuramente una delle serie più attese di questi ultimi mesi, che ha creato in moltissimi grandissime aspettative. Attesa sia dal pubblico che, ovviamente, da parte della critica. Sarà, non solo all’altezza del romanzo da cui è tratta, ma anche dei precedenti lavori del regista?
La serie è incentrata sulla storia di Cora (l’attrice Thuso Mbedu), del suo amico Cesar (l’attore Aaron Pierre), del perfido e crudele cacciatore di taglie e di schiavi Ridgeway (intrepretato da Joel Edgerton) che le è alle calcagna, e della sua fuga drammatica e fantastica lungo le tappe della ferrovia sotterranea che attraversa gli Stati quando ancora non erano Uniti.
La trama di The Underground Railroad
Così come già detto, The Underground Railroad è una serie tratta da un romanzo. Una storia molto intesa, coinvolgente e profonda, che sicuramente riuscirà a conquistare i telespettatori, che si appassioneranno a Cora e alle sue vicissitudini. La produzione ha voluto riassumere ciò di cui si parla nello show, provando a coinvolgere il più possibile il pubblico, senza però svelare troppi particolari. Volete saperne di più? Proseguite nella lettura!
Ambientata nell’ottocento nel sud degli Stati Uniti, la serie racconta la fuga di una schiava nera da una piantagione della Georgia a bordo del treno che percorre una rete fitta di cunicoli sotterranei, da cui prende per l’appunto il titolo lo show.
A raccontare la trama della serie è lo stesso regista, Barry Jenkins, che è stato anche showrunner della serie, nonché executive producer assieme a, tra gli altri, lo stesso Colson Whitehead, autore del romanzo, e all’attore Brad Pitt. Una squadra di tutto rispetto, quindi.
Ecco come Jenkins racconta la storia che ha diretto:
The Underground Railroad racconta il disperato tentativo di fuga per la libertà di Cora Randall (la giovane promessa Thuso Mbedu) nel Sud pre-Guerra Civile Americana. Dopo essere scappata da una piantagione in Georgia alla ricerca della famigerata “ferrovia sotterranea” (Underground Railroad), Cora scopre che non si tratta di una mera metafora, ma di una vera e propria ferrovia piena di ingegneri e conducenti, e di una rete segreta di tunnel e binari sotto il suolo sudista.
Lungo il suo viaggio, Cora è inseguita da Ridgeway (Joel Edgerton), un cacciatore di taglie determinato a riportarla nella piantagione da cui è fuggita; ancor più perché la madre della ragazza, Mabel, è l’unica persona che non sia mai riuscito a catturare.
Spostandosi da uno stato all’altro, Cora deve affrontare la pesante eredità di una madre che l’ha abbandonata e la sua lotta per cercare di creare una vita che non aveva mai neppure creduto possibile.
The Underground Railroad… la parola al regista Barry Jenkins
Barry Jenkins, entusiasta del suo progetto, non riesce proprio a trattenere l’entusiasmo quando parla di The Underground Railroad, e ovviamente con piena e comprensibile ragione:
“La cosa per me più importante e interessante del libro di Colson era la possibilità che mi dava di ricontestualizzare la storia dei nostri antenati attraverso la vicenda di Cora. Per dieci episodi la vediamo mentre cerca di sfuggire dalla sua condizione di schiava, ma quello che sta davvero cercando di fare è di venire a patti con il senso di abbandono che prova nei confronti di sua madre. La sfida era di presentare le cose in maniera veritiera attraverso la grandiosità delle immagini. Penso che questa in fin dei conti sia una storia sull’essere genitori su un rapporto rapporto madre figlia, per me importante imparare a comprendere quel viaggio, e avere l’opportunità di testare le mie capacità su una tela di queste proporzioni.”
Ovviamente adattare il romanzo di Colson Whitehead non è stata affatto un’impresa facile, e Barry Jenkins ha dovuto trovare il modo migliore e anche quello più appropriato per riuscire a tradurre sullo schermo ciò che c’era sulle pagine, in cui veniva descritta alla perfezione l’interiorità e il pensiero dei protagonisti della storia, spesso duramenti colpiti dalle tante avversità incontrate:
“Farlo è sempre una sfida, quando adatti un libro. A meno che tu non scelga di usare il voice over, che io non volevo per una serie di ragioni. La soluzione sta nel casting, nello scegliere gli attori giusti, capaci di mostrarti l’interiorità del personaggio tramite le loro interpretazioni. È stato fantastico vedere attori creare delle nuove storie con le loro performance, e fare col loro lavoro un vero e proprio adattamento del mio adattamento del libro. Ci sono così tante cose nella serie di cui non posso prendermi il merito: tutti volevano contribuire, in tutti i reparti. È stata la esperienza creativa più soddisfacente della mia carriera.“
L’emozione provata dal regista è evidente, soprattutto quando continua a parlare delle sensazioni provate misurandosi con la realizzazione di The Underground Railroad:
“Non vale la pena creare certe cose se nel farlo queste stesse cose ci distruggono. Anche per questo avevamo sempre un terapista con noi sul set, e sopratutto ci aiutavamo tutti a vicenda. Per me era fondamentale quale fosse la linea morale ed etica da nono oltrepassare, ed essere sempre consapevole di cosa volessimo comunicare col nostro lavoro. Tutti, poi, avevano la libertà di decidere di non avvicinarsi troppo a certe cose che sarebbero state troppo dolorose, e di fare di tutto per non essere distrutti nel replicare scene terribili. Ci siamo sempre supportati a vicenda, e tutti sapevano che se avevi bisogno di allontanarti, o di non fare certe cose, quello era sempre possibile. Anche per il modo in cui l’abbiamo raccontata, per me era importante essere schietto nel raccontare le verità che raccontiamo. C’era la verità storica, e c’era una bussola etica e morale molto forte. La cosa bella di mettere delle immagini nel mondo è che, quando qualcuno sarà pronto a riceverle, quelle immagini saranno lì. Noi abbiamo lavorato con grande rispetto per i nostri antenati, per noi stessi, per il libro di Colson e per il pubblico.”
E voi, seguirete la serie? L’aspettavate con ansia, oppure no? Vi piacciono gli argomenti trattati? Raccontateci le vostre prime impressioni nei commenti!