La prima cosa che si capisce quando si inizia a guardare quel bellissimo film che è “Thelma & Louise“, è la netta differenza che separa le due donne protagoniste.
Thelma Dickinson (interpretata da Geena Davis) è una giovane moglie insoddisfatta, preda della routine quotidiana e dei maschilisti comportamenti vessatori del marito. Delicata e fragile, talvolta un po’ infantile, Thelma fugge davanti ai problemi, piuttosto che affrontarli. Piange, si dispera, ma in concreto non cerca una soluzione. Louise Sawyer (interpretata da Susan Sarandon), invece, più grande di età e con maggiori esperienze alle spalle, è una cameriera soddisfatta del proprio lavoro, donna forte, fiera e indipendente, sicura di sé e delle proprie scelte, nonostante a causa del suo passato si trovi spesso ad essere impulsiva e ostile, soprattutto con gli uomini.
Ma quando succede ciò che succede, quando si mette in moto quella catena di eventi che esplicano al meglio il concetto di “violenza genera violenza“, qualcosa cambia.
Di fronte all’ennesima batosta, è Louise che crolla. Ed è a Thelma che spetta per la prima volta il compito di fare coraggio all’amica, e prendere in mano la situazione. Diventa lei quella forte e risoluta, mentre Louise piano piano si lascia andare alla disperazione, all’idea di non poter più tornare indietro. Il tutto è rappresentato anche da semplici azioni: dopo questo cambiamento, Thelma indossa vestiti maschili, non si preoccupa più di acconciarsi i capelli o truccarsi, ed inizia persino a fumare, azione che proprio da lei era stata simulata all’inizio del film fingendo di essere Louise.
Il cambiamento simbolico di quest’ultima invece avviene solo in parte: getta la sigaretta offertale dall’amica, e accenna a mettersi il rossetto. Ma poi ci ripensa, perché in fondo lei è pur sempre Louise, ed è cambiata già troppo; il cosmetico fa pertanto la stessa fine della cicca, abbandonata sull’asfalto bollente mentre l’auto riparte.
Ma alla fine, alla fine del film e alla fine di quel viaggio che tutti abbiamo sperato le portasse in Messico, non ci sono più differenze, tra le due amiche. Sono solo due donne normali che hanno subito violenza, tanta, troppa, e che a causa di essa sono precipitate in un circolo vizioso dal quale non sono più riuscite a uscire. O meglio, una via di uscita c’è. Terribile, drammatica e definitiva.
Ma loro ormai sono due donne sicure di sé e non hanno nulla da rimpiangere, della loro vita passata. Allora, mano nella mano, premono ancora, per l’ultima volta, l’acceleratore. E volano, nell’aria, nel vento, proprio come quella foto che si erano scattate prima di partire, quando erano solo ancora una moglie fedele e insoddisfatta e una cameriera ferita ma forte.