Ci sono film che ti fanno venire voglia di viaggiare nel tempo per rivivere momenti emozionanti.
Time Cut, invece, mi ha fatto desiderare di tornare indietro e riprendermi quelle due ore della mia vita.
Ecco qui una recensione dettagliata, scritta da un esperto che ama il genere horror ma sa anche quando c’è qualcosa che non va.
E, amici, in Time Cut ci sono parecchie cose che non vanno.
La trama: un mix confuso di cliché e colpi di scena mancati
Time Cut è un horror con protagonista Madison Bailey nei panni di Lucy Field, una giovane che scopre di poter viaggiare indietro nel tempo per salvare la sorella maggiore, Summer, uccisa vent’anni prima. La premessa non è male, anzi, il concetto di poter modificare il passato è sempre interessante. Ma il film perde subito il suo potenziale a causa di una narrazione clunky, piena di dialoghi insipidi e colpi di scena che non decollano mai.
Lucy scopre casualmente il potere di tornare nel 2003, giusto prima che Summer venga assassinata, per trovare e fermare il serial killer che sta terrorizzando la piccola città di Sweetly. L’idea è intrigante: cosa succederebbe se salvando tua sorella cancellassi la tua stessa esistenza? Peccato che questo dilemma, che poteva essere un tocco profondo e toccante, venga affrontato superficialmente, con zero profondità emotiva.
La protagonista smarrita e un cast che non convince
Dobbiamo parlare di Madison Bailey. Lei è stata fantastica in Outer Banks e si vede che ha talento. Tuttavia, è chiaro che la regista Hannah MacPherson non abbia saputo guidarla: Lucy è piatta, costantemente bloccata in due espressioni e mezzo – confusa, spaventata, e la variante “confusione spaventata”. Mi sembrava che Bailey stesse implorando un copione migliore, una direzione più chiara, o semplicemente di essere in un film decente.
Anche il resto del cast, tra cui Griffin Gluck, noto per la sua performance in American Vandal, è stato completamente sprecato. Non è mai riuscito a brillare, relegato a interpretare un personaggio talmente anonimo che alla fine del film non mi ricordavo nemmeno il suo nome. E, fidatevi, quando un horror non riesce a farti ricordare almeno chi è il protagonista maschile, c’è davvero un problema.
Colonna sonora nostalgica, ma non basta
Un elemento che potrebbe farci sorridere è la colonna sonora. Andiamo, chi non ama sentire Hilary Duff con “So Yesterday” mentre la protagonista vaga per il 2003 con jeans a vita bassa e mollettine glitterate tra i capelli? La colonna sonora ci prova, eh, ma resta una toppa su un vestito strappato. Per quanto possa essere piacevole la nostalgia, non basta a salvare il film dalla sua stessa inconsistenza.
Una regia che fallisce: dov’è l’horror?
Uno dei problemi principali di Time Cut è la totale mancanza di tensione. Questo è un horror, giusto? Dovrei saltare dalla sedia, dovrei sentirmi inquieto, dovrei trattenere il respiro in attesa di un colpo di scena che mi sconvolga. Invece, mi sono trovato a guardare l’orologio più volte di quante avrei voluto. Le scene che dovrebbero essere di suspence sono deboli, piene di dialoghi goffi e movimenti di macchina che definire approssimativi è un complimento.
Hannah MacPherson non riesce a creare un mondo interessante o personaggi coinvolgenti. Anzi, sembra quasi che tutto sia stato fatto con il pilota automatico. Ricordate Happy Death Day o Freaky? Quei film sono sciocchi, ma si prendono il giusto tempo per divertirsi, per giocare con i cliché del genere e per sorprendere il pubblico. Qui, invece, ogni possibile spunto interessante è lasciato cadere nel vuoto.
Un finale assurdo e incoerente
Senza fare troppi spoiler, lasciatemi dire che il finale è uno dei più insensati e affrettati che abbia mai visto. Non c’è una vera risoluzione, tutto si conclude con un ridicolo sorriso, come se la produzione fosse stata interrotta di colpo e il montatore avesse deciso di concludere comunque con una nota positiva, tanto per dire “Abbiamo finito il film!”. La storia costruisce una tensione (pur minima) riguardo il destino di Lucy e sua sorella, solo per buttarla via in una risata fuori luogo, che sembra quasi voler far dimenticare tutti gli errori fatti in precedenza.
Punti di forza (sì, ce ne sono alcuni!)
Lo ammetto, non tutto è da buttare in Time Cut. La fotografia, per esempio, riesce a catturare l’essenza nostalgica dei primi anni 2000. Alcuni dettagli sono ben curati: le tendenze moda del tempo, i cellulari a conchiglia e quelle serate in cui i CD erano i nostri migliori amici. Antonia Gentry, nei panni di Summer, è forse l’unico barlume di carisma in un cast altrimenti piatto. Riesce a dare al personaggio un minimo di energia e personalità, il che è un risultato non da poco, considerato il contesto.
Il potenziale sprecato
Ed è qui che sta la vera frustrazione. Il concetto di base è divertente: un horror con viaggi nel tempo, un tocco di thriller e dramma familiare. C’è del potenziale in questa premessa, ma viene gestito in modo così mediocre che alla fine non resta che un retrogusto amaro. L’idea di sacrificare se stessi per salvare un proprio caro è potente, ma è trattata in maniera talmente superficiale che sembra quasi un ripensamento. Invece di puntare sulle emozioni, sul senso di perdita, ci troviamo davanti a una storiella che si sforza di sembrare più profonda di quanto non sia in realtà.
E voi? Avete avuto il coraggio di guardarlo tutto? Fatemelo sapere nei commenti, sono curioso di sapere se qualcuno ha trovato qualcosa di più positivo da dire!
La Recensione
Time Cut
Potenziale sprecato, recitazione debole, ma un po' di nostalgia per i primi anni 2000. Un'occasione mancata per il genere horror con viaggi nel tempo.
PRO
- Se avete nostalgia dei primi anni 2000, con Hilary Duff in sottofondo e jeans a vita bassa, questo film è una piccola capsula del tempo
- Antonia Gentry è l'unica attrice che riesce a dare un minimo di vita alla storia e al suo personaggio, con un carisma che spicca rispetto agli altri
CONTRO
- Se cercate un horror che vi tenga col fiato sospeso, Time Cut non è la scelta giusta. Le scene che dovrebbero inquietare risultano noiose e prevedibili.
- Un finale affrettato e poco logico che lascia un senso di insoddisfazione, senza la giusta risoluzione delle dinamiche presentate.