Una poesia piena di sentimenti forti, quella che Ultimo ha recitato lo scorso 4 luglio allo Stadio Olimpico, una dedica a Roma, la città che gli ha dato i natali e che oggi lo accoglie a braccia aperte.
Una grande emozione per tutti i fan di Ultimo che, nel concerto finale del suo Tour, La Favola, a Roma, ha recitato una toccante poesia che parla della Città Eterna.
La Roma di Ultimo non è solo quella dei turisti
La Roma decantata da Ultimo non è solo la grandiosa capitale piena di monumenti e arte, ma una città che vibra nei suoi mille vicoletti, che non è solo centro, ma anche palpitante periferia.
Una Roma piena di contraddizioni, spesso deturpata dalla corruzione della politica, ma che non perde mai la sua forza e la sua allegria, grazie alle persone che la abitano, che trovano sempre il modo di ridere anche sulle disgrazie e continuare ad andare avanti.
Ultimo non manca di parlare anche della sua squadra del cuore, del calcio della Roma, e dei suoi ricordi quando da bambino il padre lo portava allo stadio, lo stesso Olimpico che si è emozionato con le sue parole e la sua musica.
Da oggi la poesia dedicata a Roma di Ultimo la si può trovare anche in digital downolad e free streaming, recitata dallo stesso cantante, con la voce ferma, ma vibrante di emozioni.
La poesia per Roma di Ultimo
So dieci giorni che sto fori
Dici sorridi e dentro muori
A me m’hanno stancato tutti
Donne, auto e amici a volte
Eppure de te io nun me stanco
A volte penso ar Tevere e poi canto
Anche se Roma non è solo centro
Per me sei bella come un dubbio spento
Come un rifugio per un ladro
Sei bella come l’angelo e il peccato
Te pare poco? Dì, te pare poco essere immortale?
Quando te spegni e vie el tramonto che bellezza che rimane
Sei bella pure senza mare
Lì giù ai Parioli sono belli i ragazzetti
Ma pe me nun battono du occhi sopravvissuti a sti parcheggi
Che Roma è Colosseo ma nun è solo quello
Roma è sta panchina rotta che dà sogni a quer pischello
Roma è na finestra aperta piena de mollette e panni
È un bimbo cor pallone che è partito da San Giovanni
Mi padre me portava le domeniche allo stadio
E ancora tengo con gran cura la prima sciarpa nell’armadio
“Roma capoccia der monno nfame”
Il mio primo saggio da bambino, la cantai col cuore
Non è San Pietro ma sta chiesa che sta a pezzi
La vera Roma sta nei vicoli che te turista non apprezzi
È na battaglia persa co politici corotti
Però ne parli e dopo ridi perché a Roma te ne fotti
È un pranzo a casa mia co l’amici de na vita
Quelli che perdono a tresette e se la piano co la sfiga
Vuoi sta tranquillo senza troppe cianfrusaglie
Te casca er monno sulle spalle e trovi forza dentro a un daje
So dieci giorni che sto fori e come me manchi
Domani torno e prima cosa vado a pia du guanti
Perché per scrivere de te ce vo rispetto
Grazie per esse rimasta accesa quando non c’avevo un letto