“Una famiglia quasi normale” è un thriller che si distingue nel ricco catalogo di Netflix per la sua capacità di coinvolgere lo spettatore fin dal primo episodio. La serie è tratta dal romanzo omonimo di grande successo di M. T. Edvardsson. Con un titolo così intrigante, la serie promette di essere qualcosa di unico e affascinante. Ma sarà così? Scoprilo nelle prossime righe della recensione.
Non è insolito trovare su Netflix serie basate su libri, ma “Una famiglia quasi normale” si distingue dalla massa.
La serie “Una famiglia quasi normale” è composta da sei episodi che riproducono con grande fedeltà il ritmo e la struttura del libro da cui è tratta. Questo aspetto è particolarmente efficace poiché riesce a ricreare la stessa emozione che si prova leggendo il libro: quel desiderio irresistibile di scoprire cosa succederà dopo, episodio dopo episodio. Questo rende la serie perfetta per chi ama immergersi in lunghe sessioni di visione durante il weekend, tipiche dell’era dello streaming, dove spesso si tende a guardare un’intera serie in pochi giorni.
Il fulcro della serie è un misterioso omicidio. La principale sospettata è Stella, interpretata dall’affascinante Alexandra Karlsson Tyrefors, una giovane di 19 anni, figlia di Adam (Björn Bengtsson), un prete, e Ulrika (Lo Kauppi), un’avvocatessa di successo. Stella è accusata dell’omicidio del suo nuovo fidanzato, Christoffer Olsen (Christian Fandango Sundgren). La grande domanda che si pone la serie è: è davvero lei la colpevole?
Non svelerò qui la risposta, ma è chiaro che il caos scatenato da quest’accusa non sconvolge solo la vita di Stella, ma anche quella della sua famiglia, che si scopre celare segreti che avrebbero preferito tenere nascosti.
La serie tratta temi seri. La storia inizia quattro anni dopo uno stupro e prosegue trattando argomenti complessi, lontani dal tono leggero di una commedia. Tuttavia, gli amanti dei thriller non sono alla ricerca di storie superficiali, ma proprio di trame intense e profonde. La dinamica familiare tesa, i segreti celati e l’elemento del giallo sono i punti di forza di “Una famiglia quasi normale”, che riesce a trattare questi temi ricorrenti in modo avvincente, grazie all’uso di prospettive diverse.
L’alternanza dei punti di vista, una tecnica ripresa dal libro, consente di esplorare lo stesso evento da diverse angolazioni. Questo riduce la necessità di ricorrere a cliché tipici dei thriller e permette al pubblico di comprendere a fondo le implicazioni della trama da prospettive diverse. Anche se non si tratta di un approccio completamente nuovo, è utilizzato con efficacia per mantenere il racconto interessante.
“Una famiglia quasi normale”, pur non essendo una serie che punta a vincere premi, ha tutte le carte in regola per catturare l’attenzione del pubblico, soprattutto in questi giorni. Questo significa che, anche se la serie potrebbe non essere considerata per premi prestigiosi come gli Emmy, ha comunque un grande potenziale per diventare popolare tra gli spettatori. La serie è pensata come un intrattenimento perfetto per un fine settimana in cui ci si vuole immergere in una maratona di episodi. In questo contesto, “Una famiglia quasi normale” si adatta perfettamente all’ambiente di Netflix, che è noto per ospitare serie che invogliano a una visione prolungata e intensiva.
Per quanto riguarda i fan del libro da cui la serie è tratta, potrebbero avere opinioni diverse sull’adattamento. Tuttavia, è difficile pensare che possano essere delusi, dato che l’adattamento è molto fedele al libro originale. Questo significa che gli elementi principali e la struttura del romanzo sono stati mantenuti intatti nella serie, permettendo ai fan del libro di ritrovare nella serie ciò che hanno amato nella versione scritta. “Una famiglia quasi normale” è realizzata con cura e attenzione, con l’obiettivo di mantenere lo spettatore incollato allo schermo per diverse ore. La serie riesce in questo intento, offrendo anche alcune sorprese inaspettate lungo il percorso, il che la rende meritevole di una raccomandazione positiva.
Una delle maggiori differenze rispetto al libro è la scena di apertura della serie. Il libro inizia il giorno del diciottesimo compleanno di Stella e questo fatto è raccontato dal punto di vista del padre. Ma la serie Netflix presenta Stella all’età di 15 anni prima di saltare al suo 19esimo compleanno. Sai, piccole differenze che probabilmente sono state aggiunte per la drammatizzazione.
Per concludere la recensione, “Una famiglia quasi normale” potrebbe non presentare elementi innovativi, ma si rivela essere una miniserie thriller degna di una visione, ideale per essere goduta durante un fine settimana di relax.
La Recensione
Una famiglia quasi normale
"Una famiglia quasi normale" è un thriller svedese su Netflix, incentrato su un intricato omicidio. La serie, articolata in sei episodi, esplora le tensioni familiari e i segreti attraverso le prospettive di ciascun membro della famiglia. La trama avvincente e le narrazioni intrecciate mantengono l'interesse dello spettatore, rendendola ideale per un binge-watching.
PRO
- La serie cattura efficacemente l'attenzione dello spettatore, grazie alla sua trama ricca di suspense e colpi di scena.
- Ogni personaggio è ben sviluppato, offrendo una visione complessa delle loro motivazioni e dinamiche interne.
CONTRO
- Nulla di troppo innovativo.