La recensione di Vice – L’uomo nell’ombra
Mentre l’amministrazione Trump continua a sprofondare in un pantano… legale, possiamo guardare indietro a Cheney e meravigliarci di come sia riuscito a farla franca. La sua continua prosperità suggerisce che il suo contratto con il diavolo fosse controllato da una società legale migliore di quella di Trump.
Adam McKay continua il filone dell’oscura commedia politica e dopo “La grande scommessa” (2015) ci propone il ritratto di una non-entità professionale che è diventata l’uomo più potente degli Stati Uniti, e probabilmente del mondo.
I politici di successo sono noti per il loro carisma ma il carisma negativo di Cheney ha agito come un buco nero, attirando ogni altra entità politica nelle sue fauci. Ogni volta che il suo volto appariva davanti alle telecamere era incredibilmente inespressivo e impassibile.
Dick Cheney potrebbe non essere l’anti-Cristo ma probabilmente gli avrebbe dato un passaggio per l’aeroporto. Questo sembra essere il concetto che vuole trasmettere “Vice“, il feroce tentativo del regista Adam McKay di scorticare l’ex vice presidente degli Stati Uniti.
Cheney è interpretato dall’attore più elastico di Hollywood, Christian Bale, che in questo ruolo è quasi irriconoscibile. Amy Adams è più riconoscibile sotto la parrucca bionda in cui impersona la moglie di Dick, Lynne. La linea che hanno seguito per l’interpretazione di Amy Adams sembra essere “Lady MacBeth“. Sono gli ultimatum di Lynne che riportano il ribelle e giovane Dick nel suo percorso di crescita e accendono un’ambizione sconfinata e senza scrupoli.
Il fulcro della storia è l’incontro di Cheney con George W. Bush (Sam Rockwell), quando il primo accetta di assumere la carica di Vice Presidente. Cheney sa che questo è un ruolo cerimoniale, ma vede la possibilità di trasformarlo in qualcosa di molto più grande, sfruttando il fatto che il suo Presidente non ne sa molto di politica interna o estera.
Oggi sappiamo che Saddam Hussein non ha mai avuto armi di distruzione di massa ma Cheney e Rumsfeld (Steve Carell) volevano a tutti i costi entrare in guerra e si comportavano come se il pericolo per l’America fosse immediato ed evidente. Questi due hanno provocato devastazioni e tante perdite di vite umane in Iraq. Ma non solo:
- Morti inutili di migliaia di militari statunitensi e pure qualche italiano.
- L’uso illegale della tortura per estrarre informazioni dai sospettati.
- Le intercettazioni illegali di telefoni americani.
- L’ascesa del gruppo che divenne noto come ISIS.
Cheney ha visto la Guerra del Golfo come un’opportunità, in quanto gli ha permesso di aggiudicarsi contratti redditizi con la Halliburton, l’azienda per la quale ha ricoperto il ruolo di CEO prima di tornare alla Casa Bianca.
La vera storia – come ve l’ho raccontata – è così macabra che McKay non ha avuto altra scelta che presentarla come una commedia, come ha fatto Armando Iannucci con Morto Stalin, se ne fa un altro. Di conseguenza, la storia procede a ritmi incalzanti, fermandosi ogni tanto per farci apprezzare gli importanti punti di svolta nella carriera di Cheney.
Sotto un tono comico cupo, il messaggio di Vice è sempre lo stesso: le motivazioni di Washington sono universalmente ciniche, egoiste e manipolative – o almeno lo sono per i repubblicani. Non sappiamo mai quali siano le motivazioni dei Democratici, perché a parte un paio di brevi clip – una che mostra Hillary Clinton che sostiene l’invasione dell’Iraq – l’altra fazione è completamente assente dallo schermo.
Vice non riesce mai a offrire una spiegazione soddisfacente del perché Cheney fa quello che fa. All’inizio è senza un obiettivo e quando arriva a Washington, la sua scelta di partito politico sembra quasi arbitraria. Vice vuole che Cheney sia il cattivo, ma fino a quando un monologo non sopraggiunge alla fine del film, il personaggio rimane opaco.
McKay ha voluto fare “Vice” perché ha scoperto che l’influenza di Cheney sulla moderna geopolitica americana è sorprendente.
Sarebbe impossibile guardare questo film senza pensare agli attuali problemi dello Studio Ovale – con un uomo pronto a sfruttare ogni forma legale, ogni rafforzamento del potere presidenziale che Cheney ha portato all’amministrazione. Ora chiudete gli occhi ed immaginate Trump che indossa una tuta arancione mentre Cheney continua a godersi la sua pesca con la mosca.
Ho detto tutto…
La Recensione
Vice - L'uomo nell'ombra
Adam McKay crea un'universo realistico con Vice ed i risultati sono pungenti, inquietanti e divertenti. Christian Bale è incredibilmente perfetto in questo ruolo. E Amy Adams è la Lady Macbeth che abbiamo sempre sognato. La parte più inquietante di tutta l'esperienza visiva, perché Vice è un'esperienza, è la consapevolezza che questa è la gente che le persone hanno scelto per governarle. L'ho trovata una bella commedia politica con grande interpretazioni.
PRO
- Cast...
- Ma soprattutto Christian Bale
CONTRO
- Alcuni buchi nella trama