Se prendiamo come esempio film come “Gravity” o “Interstellar”, ci rendiamo conto che ultimamente il cinema di fantascienza con astronauti tristi sembra essersi trasformato in un sottogenere a sé stante, e ora “Spaceman” di Johan Renck si unisce a questo mondo di lacrime. Si tratta di un film tediosamente malinconico su un cosmonauta in missione ai confini della galassia che sente terribilmente la mancanza di sua moglie e non riesce a superare gli errori di suo padre, e trova un modo per far fronte a entrambi grazie all’aiuto di un nuovo amico alieno inaspettato.
Jakub (Sandler) si muove nella sua navicella con le guance incavate, un linguaggio del corpo esausto e uno sguardo stanco negli occhi. Questo è nominalmente dovuto al fatto che il suo bagno non smette di fare rumori orribili che lo tengono sveglio di notte e lo stanno lentamente facendo impazzire. Ma, soprattutto, è triste. Nel caso non fosse immediatamente ovvio, il film di Renck (su Netflix dal 1 marzo 2024), adattato dal libro di Jaroslav Kalfař, fa fare a Jakub una telefonata sulla Terra, durante la quale una giovane studentessa delle elementari gli dice che ha letto che lui è “l’uomo più solo del mondo”. Jakub nega, ma non è convincente, e il pensiero di essere sul punto di salvare l’universo da una grande massa viola di particelle ai confini di Giove soprannominata la Nube di Chopra che dovrebbe scansionare, tutto da solo, in una missione solitaria di un anno, non solleva il suo spirito.
A cinquecento milioni di chilometri da casa, l’unico vero contatto di Jakub è con Peter (Kunal Nayyar di “The Big Bang Theory”), il suo amico al controllo missione, il cui compito è mantenere Jakub in buona forma mentale e fisica. Purtroppo, questo è difficile perché Jakub è così triste, e la causa attuale della sua tristezza è la sua incapacità di usare il suo videotelefono per raggiungere sua moglie Lenka (Carey Mulligan). Peter inventa scuse sul perché Jakub non può connettersi con sua moglie, ma “Spaceman” chiarisce che è perché Lenka, che è incinta, è anch’essa triste, e la sua tristezza ha a che fare con suo marito. Avendo ancora una volta abbandonato Jakub, Lenka è simile alla donna più sola del mondo, e mentre il suo cosmonauta si avvicina alla Nube di Chopra, lei gli invia un messaggio registrato che lo informa che vuole terminare il loro matrimonio. Sfortunatamente per lei, però, il capo di Jakub (Isabella Rossellini) blocca quella trasmissione dal raggiungere il cosmonauta perché riconosce che è già abbastanza triste e renderlo ancora più triste metterebbe semplicemente ulteriormente a rischio la loro impresa.
Il film “Spaceman” è ambientato in un universo parallelo dove la competizione per l’esplorazione spaziale non è dominata dalle solite superpotenze, ma piuttosto dalla Repubblica Ceca e dalla Corea del Sud. Questi due paesi emergono come leader nello spazio, con agenti speciali che seguono da vicino le avventure spaziali del protagonista, Jakub. All’interno di questo contesto particolare e inusuale, alcuni elementi della trama possono sembrare strani o fuori posto, come il trasferimento del personaggio di Lenka, la moglie di Jakub, in un convento rurale destinato alle madri single. Questi dettagli contribuiscono a creare una narrazione che si distacca dalla realtà conosciuta, focalizzandosi piuttosto sulle emozioni profonde dei personaggi.
Il cuore del racconto batte sul volto di Jakub, il cui stato d’animo varia da profondamente malinconico a spaventato. Questo cambio avviene in modo drammatico quando scopre, svegliandosi una mattina, che non è l’unico abitante sulla sua nave spaziale: con lui c’è un gigantesco ragno alieno che parla con la voce calma e saggia di Paul Dano. Afflitto da incubi riguardanti suo padre e sogni tristi su sua moglie Lenka, Jakub inizialmente pensa che il ragno sia semplicemente un’allucinazione, soprattutto perché l’essere non viene rilevato dai sensori di bordo gestiti dal suo collega Peter. Tuttavia, superato il primo momento di shock e paura, che si intensifica dopo aver sognato un ragno che gli striscia sotto la pelle, Jakub inizia a stringere amicizia con questa creatura, a cui dà il nome di Hanus.
Hanus, nonostante non sveli mai come sia riuscito a imbarcarsi sulla nave, rivela il motivo della sua presenza: è stato attratto dalla solitudine di Jakub. Ciò trasforma Hanus in una sorta di consigliere sentimentale per il cosmonauta, con lo scopo di esplorare le profondità della sua tristezza. Nel corso del film, Hanus diventa capace di penetrare nella mente di Jakub, costringendolo a confrontarsi con i ricordi del suo passato, sia quelli legati al padre che alla moglie. Questi ricordi sono rappresentati attraverso una cinematografia distorta, che utilizza lenti a occhio di pesce per creare un effetto visivo sfocato e distorto, simbolo della solennità e della gravità delle tematiche trattate. Questo stile visivo è ulteriormente enfatizzato dalla scelta del regista Renck di avvolgere le scene sulla Terra e nello spazio in un’oscurità opaca e misteriosa. Attraverso questi ricordi, si svela che Jakub, nonostante il suo amore per Lenka, tende a lasciarla di frequente per partire verso lo spazio, credendo che diventare un eroe globale possa in qualche modo redimerlo dai peccati di tradimento comunista commessi da suo padre. La promessa reciproca tra Jakub e Lenka di rimanere sempre uniti, simboleggiata dalla frase “Tu vai dove vado io, e io vado dove vai tu”, viene infranta, portando al nucleo del loro disagio coniugale.
Comprendere i sentimenti e le riflessioni di Jakub nel film “Spaceman” è piuttosto facile, dato che il film non nasconde le emozioni e le intenzioni dei suoi personaggi, ma le esprime apertamente, a volte fino a esagerare. Jakub esprime rimpianto per non aver visto le cose nella maniera in cui le vede ora, lamentandosi per non aver apprezzato appieno momenti e persone importanti quando ne aveva l’opportunità. “Se solo l’avessi vista con gli occhi di adesso,” si lamenta. “Se avessi saputo allora quello che so ora, non l’avrei mai lasciata,” esprime con rammarico. “Eri proprio lì davanti a me e non ti ho vista,” riflette su quanto fosse cieco di fronte a ciò che contava davvero. Adam Sandler, che interpreta Jakub, e il suo compagno alieno Hanus, non si tirano indietro nel comunicare i temi principali della narrazione. Hanus, in particolare, sottolinea come Jakub debba trovare una scoperta molto più profonda, criticandolo per essere troppo concentrato su se stesso. Questa osservazione diventa più evidente man mano che la storia procede verso il climax con la Nube di Chopra, un elemento che Hanus associa all’origine dell’universo e che simboleggia la possibilità per Jakub di riconnettersi con i suoi sentimenti più autentici per Lenka. Tuttavia, queste riflessioni risultano talvolta stucchevoli piuttosto che illuminanti.
Il regista Renck tenta senza successo di imprimere al film una magnificenza quasi operistica, alternando scene realizzate con effetti speciali della Nube di Chopra a musiche liriche, e cerca di evocare un viaggio cosmico emulando lo stile di “2001: Odissea nello spazio”. Nonostante questi sforzi, tali elementi risultano forzati e non aggiungono la profondità emotiva desiderata alla storia. Anche se Sandler offre una performance credibile nel ruolo del solitario afflitto e Mulligan rispecchia efficacemente ogni sua espressione malinconica, “Spaceman” non riesce a incantare o a commuovere veramente lo spettatore. Il film si presenta come un racconto di tristezza nello spazio, volendo trasmettere intensamente questa emozione, ma finisce per suscitare una forma di tristezza che non risuona positivamente, lasciando piuttosto una sensazione di insoddisfazione e noia.
La Recensione
Spaceman
"Spaceman" segue la vicenda malinconica di Jakub, un cosmonauta ceco alle prese con solitudine e rimpianti familiari nel profondo dello spazio. Con Adam Sandler in un ruolo insolitamente drammatico, il film tenta di esplorare le profondità emotive della solitudine e del rimorso attraverso l'incontro di Jakub con un alieno, Hanus, che diventa un improbabile consigliere. Nonostante l'ambizione di toccare temi profondi con una narrazione spaziale alternativa, "Spaceman" fatica a bilanciare il suo dramma emotivo con momenti di leggerezza, risultando in una trama spesso troppo carica e prevedibile che lotta per mantenere l'attenzione dello spettatore.
PRO
- La performance di Adam Sandler offre una rara e benvenuta deviazione dal suo solito registro comico, mostrando la sua versatilità.
CONTRO
- La narrazione risulta spesso troppo pesante e melodrammatica, mancando di un equilibrio tra emozione genuina e momenti di sollievo.
- La trama si svolge in maniera prevedibile, con tentativi di profondità emotiva che finiscono per sentirsi forzati e poco convincenti.
Appena guardato. Tutto risuona artificiale, dai dialoghi interiori a quelli (immaginati?) tra l’umano e l’alieno, poco originalmente raffigurato come ragnone peloso. Pillole di saggezza sparse qua e là, incomprensioni, rimpianti, tutto il campionario del cinema paternalistico USA, anche se qua non sventolano bandiere.